Per tutte le donne che quest’estate non si accontenteranno dei colori a tinta unita (anche se molto vivaci, come abbiamo già scritto qualche settimana fa) e delle fantasie più “tradizionali”, noi di Mathilda J abbiamo pensato ad alcune proposte che soddisferanno tutte le donne che desiderano distinguersi in modo davvero originale.
Come? Grazie all’animalier, uno dei tessuti più iconici che continua a fare tendenza da oltre 70 anni. Chic, glamour, provocante, sopra le righe: sono le prime caratteristiche che tendiamo ad associare immediatamente a questo stile.
Quando, però, questa particolare fantasia è entrata a tutti gli effetti nel mondo della moda? Se già nel XVI secolo le fantasie maculate (in particolare leopardate) fecero la loro comparsa nelle corti europee, come segnale di una riscoperta del fascino esotico, è negli anni Quaranta del Novecento che l’animalier viene indossato da modelle prima e dive del cinema poi. La pin-up Bettie Page, ad esempio, diventa icona di sensualità con i suoi bikini leopardati o tigrati.
È il 12 febbraio 1947 quando Christian Dior fa debuttare ufficialmente la fantasia animalier anche su una passerella, con tre capi della sua nuova collezione primavera/estate che segnarono l’ingresso nell’alta moda di un pattern già conosciuto, ma che non era stato ancora consacrato a livelli così alti.
L’animalier, all’inizio solo femminile, entra a far parte della moda maschile a metà degli anni Sessanta, prima di diventare una delle fantasie più riconoscibili dello stile glam-rock, fra gli anni Settanta e Ottanta: Madonna e Debbie Harry (voce dei Blondie) sono state due fra le più famose testimonial di questa “corrente”.
E oggi, oltre 70 anni dopo il debutto sulle passerelle, l’animalier è un mood ancora validissimo per chi non vuole passare inosservata.
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